La storia di un tavolo

Seguendo la data delle foto questa storia dovrebbe durare 7 mesi. In realtà abbiamo cominciato a usare il tavolo a luglio, anche se c’erano ancora delle cose da sistemare.

La prima foto è del 1 marzo 2014, il giorno in cui, da Emmaus, ho trovato quello che era esattamente il tavolo che volevo io. In realtà mi è piaciuto il piano, tanto che ho lasciato lì la gamba centrale. La cosa che mi interessava di più, oltre alla forma, era il fatto che fosse un tavolo apribile.

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La seconda è di due settimane dopo e sono le gambe che avrei voluto per quel piano

IMG_20140316_174733Dopo quelle due foto sono passati 3 mesi prima di arrivare a una soluzione stabile.

Nel mezzo una sverniciatura molto difficile. Impossibile togliere la vernice, che era molto rovinata, in maniera meccanica, a ogni passaggio di carta vetrata si formava una polverina impalpabile bianca. Mi ha subito preoccupato l’idea di inalarla e di farla inalare alle mie gatte che mi giravano intorno mentre lavoravo.

Sono passata allo sverniciatore eco, ma niente da fare, lo strato rimaneva lì e non si scioglieva. Alla fine sono passata allo sverniciatore più forte che ho trovato in commercio. Sono stata ben attenta a conservare le scaglie di vernice che si toglievano, così da buttarle in isola ecologica.

Ci sono voluti comunque molti giorni per arrivare al legno grezzo. Ho poi ho stuccato e sistemato l’ìmpiallacciatura e ho cominciato a pitturare con la stessa vernice che avevo usato per il tavolino. La prima volta mi sono fatta influenzare da chi mi diceva che senza protettivo il tavolo si sarebbe rovinato e ho passato un finitura che avevo già usato. In questo caso, però, ha creato un effetto gommoso veramente fastidioso. Quindi ho scartavetrato tutto il piano fino a tornare alla vernice e poi ho dato un’altra mano per togliere ogni traccia.

A quel punto non restava che fissare le gambe, che avevo pitturato con la stessa vernice del piano. O almeno è quello che credevo. Con l’ingegnere abbiamo provato a fissarle con il pezzo di metallo originale, ma la stabilità finale era molto precaria, così abbiamo dovuto trovare un modo per creare un castello per bloccare le gambe in legno e poi fissarlo al telaio dove scorre il tavolo.

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Una volta fissate le gambe al piano abbiamo aggiunto un altro strato, con molta ferramenta di rinforzo, che ha reso la struttura molto stabile e comoda.

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A quel punto il tavolo era finito. Ho cercato di capire se era il caso coprire gli angoli in metallo con qualche decorazione, ma poi ho preferito lasciare tutto com’era, per mostrare il lavoro fatto.

Prima di avere la versione definitiva della zona pranzo sono poi passati altri mesi, prima perché c’era il vecchio tavolo di vetro da smontare e portare in cantina. Poi perché dopo la ri-sistemazione della cucina è rimasto un pezzo di credenza che ho spostato sotto la libreria a zig-zag, che ha perso un altro pezzo rispetto alla versione originale. E il mobile nero che c’era sotto è finito sull’altra parete.

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Alla fine sono arrivata a una versione quasi definitiva dopo aver provato vari tappeti. Ho spostato sotto al tavolo quello che era tra i due divani e lì ho messo il kilim rosso che era sotto al vecchio tavolo di vetro.

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